domenica 9 novembre 2008

La carne dell'orso


Elementare. Una cosa da bambini, vedrai.
Io sono arrivata su tirando l'ala da far pena.
Il capocordata,
che aveva scelto il sentiero,
con sguardo sinistro mi guardava negli occhi e mi chiedeva:
"Cosa ti ha insegnato la montagna?
Cosa ti ha insegnato la montagna?"
E io pensavo: "Un sacco di parolacce nuove".

Eppure rimango convinta che le persone che amano la montagna
sono speciali.
So a memoria le prime pagine del Sistema periodico di Levi
che parlano di Sandro Delmastro, delle sue scalate.
Che invidia.
Invidio chi sale su senza fare fatica.
Per me è una capacità sovra-umana.
Io faccio fatica.
Metto i piedi nei posti sbagliati.
Incrocio le gambe.
Mi sembra di avere in certi momenti una gamba più del necessario.
Sono goffa sembro un tonno.
Generazioni e generazioni di mondine pavesi mi hanno fatto
sangue dolce
grande palato per il riso
e piede di pianura.

Dopo un pranzo veloce quando pensavo di aver finito ho scoperto con orrore che bisognava scendere.

E in quel momento mi è venuto in mente proprio Levi che dice
"per scendere vedremo.... Il peggio che ci possa capitare è di assaggiare la carne dell'orso (...) Era questa la carne dell'orso: ed ora che sono passati tanti anni rimpiango di averne mangiata poca, poiché di tutto quanto la vita mi ha dato di buono, nulla ha avuto, neppure alla lontana, il sapore di quella carne, che è il sapore di essere forti e liberi, liberi anche di sbagliare e padroni del proprio destino". (Il sistema periodico, Einaudi pag. 50)

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