martedì 10 giugno 2008

Fughe da fermo

Sempre ritornano. Lungo il loro sentiero, tra la tana del riposo e la scrivania del lavoro, gli unici animali capaci di fare ogni giorno la stessa strada ...


Questo è l’inizio di un articolo di Repubblica di qualche giorno fa.
Mi ha sconvolto.
Spesso ho avuto l’impressione di percorre la stessa strada come un criceto nella sua ruota…
Una London eye, una ruota panoramica dentro Città Studi: scuola-asilo-lavoro-amici.

Questo studio dimostra che gli umani mostrano grande regolarità e nei tre quarti dei casi entro un raggio di 10 chilometri
Perfetto. I miei dieci chilometri si srotolano tutti tra Argonne-Conte rosso-Viale Romagna-Viale Corsica.

In fondo sono anche queste connessioni, reti, network.
Sarebbe bello vedere dove arrivano invece le mail. Contano? Fanno media?
Allora i miei dieci kilometri aumentano.

Lo studioso che ha presentato questo lavoro aveva ipotizzato che gli umani seguissero un modello simile alla "passeggiata casuale" o al "volo di Lévy", che descrive il percorso dei pesci negli oceani.

Se rinasco e rinasco nel corpo di un umano di questo secolo e di questa parte del mondo, voglio studiare il percorso dei pesci negli oceani e il volo di Lévy.

Uno dei miei libri preferiti si chiama: Fughe da fermo di Edoardo Nesi.
Non è un caso allora.

1 commento:

vega ha detto...

Da vera globtrotter mi ha sempre affascinata quella parte di umanità che vive di rituali quotidiani, di routine, di consuetudini.
L'azione ripetuta diventa interessante se porta all'osservazione profonda dello stato delle cose.
Sono infinitamente grata a Sandro Veronesi per quel capolavoro di libro, "Caos calmo", che involontariamente ci costringe all'epoca del risveglio.